Pizzo Calabro (VV)
Il castello Murat di Pizzo Calabro fu costruito nel 1492 per volere di Ferdinando I d’Aragona re di Spagna, che in quell’anno sposò Isabella di Castiglia unificando sotto di sé tutta la Penisola Iberica. Si tratta di una struttura imponente dalle mura particolarmente spesse in perfetto stato di conservazione, a prescindere dalle numerose opere di restauro e recupero cui la Fortezza è andata incontro: a parte le casematte e i parapetti del piano superiore, infatti, il resto della costruzione è rimasto integro nel tempo, segno evidente di un lavoro particolarmente accurato.
La massiccia torre a base circolare a cui il castello aragonese è stato annesso era stata edificata addirittura un secolo prima sotto gli angioini. In origine dotato di un fossato difensivo e relativo ponte levatoio, il maniero era sorto essenzialmente quale fortezza costiera per proteggere la cittadinanza delle incursioni dei pirati turchi, il vero spauracchio del XVI secolo: la sua posizione a picco sul mare, oggi particolarmente affascinante per scattare fotografie o fare semplici passeggiate al crepuscolo, era in realtà l’ideale punto di avvistamento e di immediato contrattacco per i nemici giunti sulle coste. In seguito fu usato anche come prigione, dove vennero rinchiusi personaggi illustri quali il filosofo Tommaso Campanella, l’alchimista Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, il filosofo Pasquale Galluppi e Ricciotti Garibaldi, figlio di Giuseppe ed Anita.
Il prigioniero più celebre del Castello di Pizzo è Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone, che giunse su queste coste con un manipolo di uomini per guidare una rivoluzione contro i Borboni che però non ci fu. Giunto a Pizzo l’8 ottobre 1815, fu subito fatto prigioniero e, dopo 5 giorni, fucilato. Nel castello, visitabile fino alle 19.00 e in estate sino a tarda notte, sono riprodotte con manichini, uniformi e oggetti d’epoca le fasi salienti della sua prigionia.