Il castello di Bivona (VV)
Il paesaggio in cui è inserito il castello di Bivona è, oggi fortemente alterato dalla presenza di insediamenti industriali. Il castello è a pianta regolare con il perimetro esterno lievemente trapezoidale e torri cilindriche prive di scarpa sporgenti agli angoli. I muri di cortina sono dotati di scarpa, sopra la quale si aprono aperture di diverso tipo poste anche ad altezza diversa. Le torri si conservano in buono stato eccetto quella Nord quasi del tutto crollata.
All’interno si eleva un fabbricato rettangolare a due piani di cui rimangono solo alcune parti. Il rifornimento idrico era forse, in origine, assicurato da cisterne. Il castello venne utilizzato per tutto il Quattrocento come struttura fortificata. L’edificio interno fu modificato: nel piano terra vennero aggiunte sul lato brevi aperture più ampie. Nel Cinquecento il castello di Bivona divenne proprietà dei Pignatelli, nuovi feudatari di Monteleone (memorabile è la causa intentata da numerosi cittadini con in testa i Baroni Lombardi Satriani di Porto Salvo che fino alla eversione della feudalità contestarono, a ragione, nei più alti tribunali del Regno il possesso della città così come del territorio) che lo ristrutturarono per utilizzarlo come fabbrica di zucchero.
Presso la torre Est vennero ubicati gli ambienti con le macine per il trappeto. Degli ambienti molitori è superstite presso la torre solo la saetta verso cui veniva canalizzata l’acqua sulla macina. La decadenza di questa attività comincia nel decennio del XVII secolo. Il castello oggi è abbandonato. Nel 1969 è stato tamponato il muro di cortina di Sud-Ovest. Nella stessa data è stato consolidato l’angolo Sud dell’edificio interno